Elisabetta ha attraversato momenti difficilissimi nel corso della sua giovane carriera, tanti infortuni, virus e forfait (compreso quello di 12 mesi fa a Church Road)… ma non ha mai perso lo spirito: “Sono sempre positiva perché parto dal presupposto che i problemi veri sono altri -spiega - . Quando sono stata in ospedale in Cina, lì si che ho avuto paura… ma noi giochiamo a tennis, siamo dei privilegiati e dobbiamo godere di quello che facciamo. Dobbiamo farci il mazzo ogni giorno sul campo ma la vita difficile è di altri. Dobbiamo ritenerci fortunati e apprezzare quello che abbiamo”.
Il feeling della Cocciaretto con questa superficie ha radici lontane: “Avevo 17 anni e a Tirrenia Giancarlo Palumbo aveva fatto preparare un campo in erba vicino a quello da baseball - racconta - . Così, prima di Rohempton, io, Musetti e Tortora ci siamo allenati lì; ricordo ancora la gioia che provavo nel calcare quei campi. Ogni giorno Palumbo chiedeva ai manutentori di curarlo, voleva che fosse perfetto…”. E così è scoccata la scintilla: “Per me è bellissimo giocare su erba, è una emozione, a prescindere dal risultato”.
La vigilia di Elisabetta è stata caratterizzata da una piacevole chiacchierata con una delle leggende italiane dello sci, Sofia Goggia: “Fino a ieri pensavo fosse una persona incredibile e un esempio – dice – , oggi dico che tutto questo va triplicato. È stata una emozione unica, una sportiva di quel livello che mi dedica un’ora, con un altruismo, una trasparenza e una sincerità… una cosa unica che porterò per sempre dentro il mio cuore. Una delle cose più importanti che mi ha detto è che pur rimanendo sempre concentrata su sé stessa, ritiene importante vedere anche cosa fanno gli altri sciatori, è importante studiarli e vedere quello che fanno meglio. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e per questi consigli”.