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I due italiani in tabellone sconfitti al primo turno da Dzumhur e Hanfmann al termine di due match chiusi entrambi al terzo set
di Ronald Giammò | 15 ottobre 2025
Più che incompleto, Federico Cinà è giovane. Lo diceva Italo Calvino, di cui oggi ricorre il compleanno (sarebbero stati 102). E non è un caso che tra le sue Lezioni Americane quella progettata, pronta nella sua mente ma ancora monca in stesura sia proprio quella sulla consistenza, che è a oggi l'ingrediente che ancora manca al tennis del diciottenne siciliano. Sono progressi diversi quelli che investono fondamentali e mentalità di un giocatore, e ognuno procede con la sua velocità. L'importante è continuare a registrarli, consolidarli e guardare avanti, facendo tesoro di quanto appreso per ripresentarsi al prossimo appuntamento con un po' di robustezza in più. E' questo lo spirito con cui guardare alla sconfitta rimediata dal n.226 del mondo al primo turno del BNP Paribas Fortis European Open (ATP 250) per mano di Damir Dzumhur: 67(5) 62 76(3) il punteggio finale per il bosniaco che al secondo turno affronterà ora il canadese Felix Auger-Aliassime.
Vincitore di due match sul circuito maggiore, e per di più in altrettanti Masters1000 (Madrid, Roma), Cinà ha dato vita a un primo set condotto veramente con presenza e autorità. Nonostante Dzumhur abbia lui lasciato soli tre punti in risposta (100% con la sua prima) prima del tie-break, Cinà è riuscito a scacciare i pericoli e chiudere i suoi turni di servizio innalzando il suo livello nel momento clou del set. Nel secondo, improvviso, ecco invece il calo. Mantenute pressoché inalterate le sue percentuali, Dzumhur ha trovato infine soddisfazione portandosi sul 4-0 per poi da lì gestire le operazioni e ripresentarsi alla porta dell'italiano in avvio di terzo set: prima con la sua ottava palla break (annullata) e poi con la nona andata infine a segno.
Si pensava a un match ormai in discesa per il bosniaco. E invece è stato quello il momento in cui sono arrivati gli squilli più incoraggianti dal giovane azzurro, una seconda parte di terzo set che induce a modulare bene i giudizi e a continuare ad aver fiducia nel tempo. Tutt'altro che scoraggiato, pochi game più tardi Cinà è infatti andato a riprendersi quanto era stato lui sottratto per poi difendersi altre tre volte prima di ripresentarsi al cospetto di un tie-break da cui questa volta sarebbero dipese le sorti del match. Uno scenario inedito, per lui. Noto, per Dzumhur. Che a trentatré anni e con tre titoli in bacheca ha colto il momento giusto per far valere la sua esperienza e aggiudicarsi il match.
Nell'affollata categoria degli onesti faticatori della racchetta, Yannick Hanfmann occupa una posizione ragguardevole in virtù dei suoi sette titoli Challenger vinti in carriera, le due finali a livello ATP raggiunte tra il 2017 e il 2020 e un best ranking da n.45 del mondo. Oggi il tedesco occupa la posizione n.139, e il suo miglior risultato nel 2025 è un quarto di finale giocato a luglio a Kitzbuhel. Credenziali che sulla carta non avrebbero dovuto minacciare gioco e passaggio del turno da parte di Matteo Arnaldi e che invece hanno finto col prevalere in tre set col punteggio finale di 67(4) 64 64 facendo così accedere il tedesco al secondo turno dove ora l'attende il numero uno del seeding Lorenzo Musetti.
E' un peccato. Perché prima che il match diventasse un regolamento di conti, il ligure era apparso più preciso ed efficace nel corso di un primo set da lui condotto senza concedere alcuna palla break al suo rivale e chiuso con quasi il 90% di punti estratti dalla sua prima. L'avvitamento si è compiuto nel secondo parziale, quando annullata la prima palla break, Hanfmann è riuscito invece a strappare la battuta all'azzurro salvo poi farsi riacciuffare subito dopo. Il tedesco, ritrovata solidità nei due suoi due turni successivi di servizio, ha così investito i suoi game in risposta nella speranza di cogliere, intuire o leggere qualcosa che desse lui una chance nell'ultimo gioco, quello in cui ha visto finalmente fruttare la sua strategia per riportarsi in parità.
Nel terzo, saltati gli schemi e con i due contendenti sempre più accorti, si è giocato sul filo del rasoio badando più a non sciupare che a rischiare. Pochi i gratuiti concessi, molta l'attenzione messa in ogni colpo e fatale sul rettilineo finale si è rivelata la pressione che Arnaldi si è ritrovato a gestire in un decimo game che, se vinto, avrebbe prolungato le ostilità e in caso contrario consegnato il match al suo avversario. Il classico game in cui non si ha nulla da perdere. E che Hanfmann ha giocato sciolto di testa e di braccio mettendo a referto la vittoria n.39 della sua stagione. La quarantesima, opposto al n.2 d'Italia, si annuncia più complicata.